giovedì 27 giugno 2013

NON SI ARCHIVIA UN OMICIDIO



Negli ultimi giorni molta stampa è tornata ad occuparsi dell’omicidio di Carlo. Ha cominciato addirittura il Corriere della sera, verrebbe da dire nonostante Mieli e Battista, segnalando l’indizione della causa civile per avere finalmente la possibilità di un dibattimento in un’aula di un tribunale e anche importanti dettagli sullo svolgimento dei fatti. Poi il Messaggero, Repubblica (l’edizione genovese è sempre stata presente sulla vicenda), il Corriere Mercantile. Una brava giornalista del Secolo XIX mi ha intervistato davanti a un computer sul quale scorrevano le immagini di quel terribile pomeriggio di dodici anni fa. Ne è nato un filmato di oltre sette minuti apparso sulla pagina on-line del quotidiano genovese che alcune migliaia di persone hanno visto (oltre naturalmente ai molti amici di FB che hanno condiviso il link). Dico alcune migliaia perché il contatore dei “mi piace”, sicuramente non cliccato da molti visitatori, ha superato quota mille e cento. Pochi i commenti, una decina, fra i quali spiccano ovviamente quelli di qualche idiota, o carabiniere, o fascista (a volte le tre caratteristiche si sommano nello stesso individuo, come è stato dimostrato la sera del 20 luglio 2001 dal canto di “faccetta nera” che si levava dalla Foce di Genova, dove erano acquartierati proprio i reparti dei carabinieri impegnati nelle azioni repressive più violente). Tra quelli meno volgari sono ricorrenti alcune sottolineature: passamontagna, voglia di uccidere con l’estintore, e naturalmente camionetta circondata da un numero enorme di violenti, impossibilità di difendersi altrimenti e via con le falsità.
Sono dodici anni che cerchiamo di spiegare e dimostrare, sulla base della enorme documentazione, come si sono svolti i fatti, e quindi ripropongo qui le osservazioni che ritengo più significative. Chi si ostina a ripetere fino alla noia le veline del regime non vuole rispondere a una prima domanda essenziale: perché quel reparto di cc, che è comandato da un gruppo di élite (così si dice senza imbarazzo) e che ha partecipato fin dalla Somalia (1994) a tutte le campagne di guerra Iraq e Iran compresi, va all’attacco di fianco al corteo di via Tolemaide, senza alcuna motivazione razionale e oltretutto aggirando l’aiola centrale di piazza Alimonda per creare un effetto sorpresa? E perché (seconda domanda) in quel tratto di via Caffa ci sta meno di un minuto e poi scappa a gambe levate, dicendo che erano attaccati da migliaia di violenti, che dai cinquanta reali diventano migliaia perché altrimenti la fuga del reparto si tramuterebbe in reato di codardia? E perché (terza domanda) quando le due camionette si ostacolano a vicenda (ma gli fanno almeno un corso di guida?!) una di esse, accostatasi a un cassonetto della spazzatura che è lì da un’ora, non lo spinge perché l’autista non vuole far male a un collega che da dietro il cassonetto spruzza verso i manifestanti? E soprattutto perché (quarta domanda) gli ottanta cc con tanto di tenente colonnello in testa non intervengono in difesa della camionetta sul retro della quale non ci sono migliaia di violenti ma sedici manifestanti giustamente esasperati (fra i quali si devono contare già alcuni fotografi)? Tutto ciò costituisce una chiara e manifesta responsabilità dello Stato attraverso quelli che in quella circostanza sono, purtroppo, i suoi rappresentanti. 


Le distanze che si desumono da alcune fotografie non tengono conto che si sono usati teleobiettivi molto potenti. Ma se metti a confronto quelle scattate da due diverse angolazioni tutto diventa chiaro. Così quando un filmato mostra un manifestante con casco giallo che solleva da terra un estintore (portato fin lì da un cc) e lo lancia verso il portellone del defender, la distanza effettiva di quel manifestante dalla jeep è di oltre quattro metri. Stessa cosa per quanto accade dall’altra parte sulla destra della jeep. Carlo arriva a mani nude, il passamontagna gli hanno consigliato di indossarlo per difendersi dal gas CS (velenoso e cancerogeno) contenuto nei candelotti (ne hanno sparati più di seimila in due giorni). E’ distante. Vede che l’estintore, che non ha causato danni agli occupanti, è rotolato a quattro o cinque metri dal retro della jeep. Vede che sul defender un occupante impugna una pistola e mette il colpo in canna. Va a raccogliere l’estintore e, senza avanzare di un centimetro, lo raccoglie per cercare di disarmare chi vuole sparare e minaccia di uccidere. Partono due colpi, diretti. Il primo colpisce sotto l’occhio sinistro Carlo, che rotola verso la jeep. L’autista, che parla di panico e di motore spento (non è vero), ingrana la retromarcia, passa su Carlo, ingrana la prima, ripassa su Carlo e sparisce di scena in quattro secondi. Dopo meno di due minuti, quando Carlo steso per terra è circondato da un robusto cordone di cc e poliziotti (il reparto di ps è risalito da piazza Tommaseo), succede una cosa per certi verso persino più terribile: un cc gli spacca la fronte con una pietrata (c’è ancora un’attività cardiaca) e subito dopo il vice questore Adriano Lauro (che tirava i sassi ai manifestanti in via Caffa) accusa un manifestante che ha gridato giustamente “assassini” alle forze del disordine schierate di avere ucciso Carlo con un sasso. Poi, un anno dopo, si aggiungerà l’imbroglio dei quattro consulenti del pm che inventano lo sparo per aria e la deviazione da parte di un calcinaccio che vola nel cielo di Genova.
Chi ha sparato? Dicono Placanica, e per questo citiamo lui nella causa civile, oltre a Lauro, che è responsabile in piazza delle operazioni. Vogliamo un processo per portare in un’aula di tribunale la documentazione che avete visto nel filmato del Secolo XIX e smentire così tutte le falsità che ci, e vi, hanno raccontato. Quella documentazione e tanta altra ancora. Non portarla, spostarla da una stanza all’aula, perché tutta quella documentazione viene proprio dal tribunale di Genova. Solo che chi avrebbe dovuto valutarla si è ben guardato dal farlo. Meglio archiviare.
A luglio esce il libro che ho scritto: Non si archivia un omicidio. Chi sa se qualcuno dei commentatori non del tutto idioti vorrà documentarsi ancora un po’!

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